I colori, i costumi e le scene di Emma

“Perché aspettiamo per qualsiasi cosa? Perché non afferiamo immediatamente il piacere? Quante volte la felicità viene distrutta dalla preparazione, stupida preparazione!”

Emma di Jane Austen

Passano i decenni eppure le relazioni tra uomo e donna non sembrano oggi, nel 2020, essere poi così diverse dal 1815, anno in cui la formidabile penna di Jane Austen concepì Emma.

L’attualità dei personaggi della Austen, le cui storie di passione e orgoglio resteranno per sempre impresse su carta, continuano a interessare migliaia di persone: nuovi lettori e, grazie alla magia del cinema, nuovi spettatori e collezionisti d’immagini e sentimenti.

Emma. di Autumn de Wilde (regista dal nome molto ottocentesco) è un film estremamente equilibrato: traccia le linee dei personaggi abbastanza fedelmente al libro, concedendosi qualche momento di brio e qualche piccola libertà di stile, senza eccedere. Ben lontano da sontuose ricostruzioni in stile come quella di Marie Antoinette della Coppola o dall'indipendenza di scrittura del recente Piccole Donne di G. Gerwig, Emma appare un film molto “semplice”, senza troppe ambizioni, senza enormi pretese se non raccontare la storia di una ragazza intelligente, ricca, bella e presuntuosa. Un personaggio difficile da amare con cui è quasi impossibile entrare in empatia se non dopo un grande sforzo di comprensione del personaggio. In tal senso, l’attrice Anya Taylor-Joy mantiene viva l’attenzione dello spettatore dando un corpo e un volto a questa Emma Woodhouse più che credibili.

Il lavoro magistrale svolto dalla costumista Alexandra Byrne, ormai grande esperta di questo genere di cinema, aggiunge un tocco di grazia ed eleganza alla giovane attrice. Il film attraversa il tempo di un anno e la Byrne, partendo dall'osservazione di quadri e dalla ricerca iconografica, realizza degli abiti dai colori che enfatizzano il susseguirsi delle stagioni. La protagonista non indossa mai due volte lo stesso abito, come se avesse un guardaroba infinito, una scelta ben precisa volta a sottolineare l’agiatezza della famiglia Woodhouse. La progettazione del costume ci restituisce la vera essenza di Emma: una ragazza viziata che vuol essere costantemente alla moda, negli abiti come nelle acconciature. I riccioli strettissimi, che le conferiscono l’aspetto di una bambola di porcellana, sembrano allargarsi man mano che la vicenda si consuma, come a voler rimarcare il tentativo fallito di perfezione femminile, il crollo della convinzione dell’efficacia delle proprie idee e l’abbandono alle emozioni incontrollate, al sentimento che indebolisce. 

Notevoli sono l’attenzione e il lavoro di ricerca svolto per i costumi maschili le cui linee denunciano senz'altro la professionalità del reparto costume nella caratterizzazione di tutti i personaggi del film.

Per la scenografia è evidente il tentativo di costruire una “casa delle bambole” per gli ambienti principali in cui si muove Emma e la volontà di tracciare, attraverso gli spazi, la linea di demarcazione tra i vari personaggi appartenenti a diverse classi sociali. I colori e l’arredo sono in perfetta sincronia con i costumi e di certo la regia, scegliendo molteplici campi lunghi e inquadrature ampie, mette ben in luce le scelte scenografiche tradendone però anche alcune debolezze. Queste perfette ed enormi dimore sembrano appena state dipinte, create la settimana scorsa, e non ci raccontano molto delle storie dei personaggi, del loro passato. Non c’è un graffio sui muri, non ci sono sporcature né segni di vita e manca in conclusione ciò che rende la scenografia cinematografica grandiosa: l’elemento di verità, quella “misteriosa e suggestiva traccia” di quel che l’architettura è stata, “quello che è andato perduto” come direbbe Ruskin.

Tuttavia, aldilà delle piccolezze, è triste il non potersi perdere nei riccioli di Emma e nei guanti e nei cappellini osservando tutti i preziosi dettagli sul grande schermo. In questi tempi difficili dobbiamo accontentarci di vedere il film in streaming, sperando con tutto il cuore di poter tornare a costruire questi magici mondi e di stare sui nostri set a parlare di patine e invecchiamenti e pizzi e merletti quanto prima.

di Brunella De Cola

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